domingo, 7 de junho de 2009

Little Black Dress ou Tubinho Preto


O tubinho nero nasceu de uma idéia de Coco Chanel, em 1926, e foi logo chamado de petit robe noir. Chanel criou o tubinho preto como um vestido de luto elegante quando o homem que amava morreu.

A seguir colo uma reportagem de 20/12/2007 publicada pelo jornal italiano La Stampa, em homenagem ao tubinho e falando das 10 peças de vestiário mais amadas pelos ingleses:

Lo «scemarello», così camilla cederna chiamava il tubino nero sublimato da Audrey Hepburn in «Colazione da Tiffany», sbaraglia la concorrenza. Number one, è il più amato di tutti i tempi. Lo rivela un sondaggio inglese, dove il 75 per cento delle donne interpellate eleggono il «little black dress», o lbd come lo abbreviano le anglosassoni, a vestito più importante nella storia dell'abbigliamento, quello che si deve assolutamente possedere nel guardaroba très chic. E pazienza se Coco Chanel l’aveva inventato nel 1926 per far portare il lutto a tutto il mondo quando morì il suo amante Etienne Balsan.

Il modello sfoggiato da Audrey Hepburn nel ‘61, è un fermo immagine nella memoria di ogni donna. Passato alla storia come icona, era stato creato per l’attrice-grissino - interprete del film di Blake Edwards - da Hubert de Givenchy. ed è andato all’asta a Londra nel dicembre del 2006, da Christie’s per 410 mila sterline (sei volte la sua stima iniziale). Anche la stragrande maggioranza degli uomini intervistati concordano sul fatto che resti un must: è l'abito che preferiscono vedere addosso a mogli, fidanzate, amiche e compagne. magari solo con un filo di perle, senza il contorno drammatico di guanti al gomito e bocchino alla Audrey Hepburn nella scena clou della commedia [...]

Commissionata dalla trasmissione televisiva British «the clothes show» della UKtv, e pubblicata ieri dal quotidiano «Daily Mail», l’indagine di mercato stila la classifica dei dieci capi d'abbigliamento preferiti di tutti i tempi. Al secondo posto, compaiono i jeans, ormai una seconda pelle transgenerazionale, non conoscono sesso e età, assorbono come spugne gli umori delle mode: alzando e abbassando la vita, scurendo, schiarendo o stracciando il denim. Oltre la metà delle donne confessa di non poterne fare a meno. Al terzo posto c’è il wonderbra, il reggiseno dei «miracoli » lanciato sedici anni fa per far lievitare il décolleté di due o tre taglie con una campagna pubblicitaria dove Eva Herzigova recitava: «guardami negli occhi... ho detto negli occhi». In quarta posizione figura la mitica minigonna inventata da Mary Quant negli anni sessanta. Seguono gli stivali da moschettiera alti fin sopra il ginocchio - quindi i tacchi a spillo che occupano un ruolo fetish per eccellenza. Fra i cult non mancano gli occhiali specchiati da aviatore, quelli che per intenderci sfoggiava Tom Cruise nelle scene di «Top gun», tornati in questi mesi alla ribalta in molte collezioni maschili.

Quindi ecco il bikini, definito il costume da bagno dell’era atomica, perché prende il nome dall’atollo del pacifico dove gli stati uniti sperimentarono la loro forza nucleare. Ha appena compiuto 60 anni. E la prima italiana a indossarlo fu Silvana Pampanini nell’agosto del ‘46, durante il concorso di miss Italia, sollevando un vespaio di critiche. Con meno storia alle spalle, la sciarpa pashmina, così sottile da passare in un anello nuziale, tessuta in nepal da secoli, è stata importata in occidente solo da un decennio. Poi, spicca la giacca da motociclista in pelle nera, quel «chiodo» che gli americani chiamano perfecto, esibito da Marlon Brando nel 1954 sul set de «Il selvaggio».

Ormai un pezzo di storia del cinema e delle due ruote. Infine, le calze autoreggenti, comparse nel 1986 per colmare il vuoto d’eros lasciato dal passaggio tecnologico fra il reggicalze e i collant. Dieci pezzi inossidabili che volendo si possono anche combinare fra loro. Compreso il tubino nero: adesso le ragazzine lo smitizzano sposandolo al chiodo. In un gioco di classici dove il glamour si svecchia negli abbinamenti arditi.

Autoria do texto: Antonella Amapane

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